venerdì 30 marzo 2012

La voglia matta




Sarà la primavera, sarà l’arrivo improvviso del caldo e lo sbocciare prepotente dei fiori, ma questo inizio stagione mi ha mandato completamente in tilt; ho tante idee culinarie che mi frullano in testa e pochissime energie per realizzarle.
Per non parlare del fatto che Pasqua è alle porte e solo oggi mi sono costretta a buttare giù, nero su bianco, la scaletta gastronomica dei prossimi giorni; quello che mi aspetta la prossima settimana, denominata per la cristianità “di Passione” non a caso, è un tour de force che ai cugini francesi su due ruote gli fa un baffo!
Vorrei vedere loro, infatti, destreggiarsi fra lieviti madre, formaggi più o meno stagionati da grattugiare (rigorosamente a mano, s’intende, altrimenti avere un medico di famiglia ortopedico non darebbe le giuste soddisfazioni!) e glasse per colombe da tritare col pestello.
Ma poi, mi dico in un raro momento di lucidità, in fondo non è proprio questo il bello? Non è quest’adorabile frenesia di mettere le mani in pasta che ci fa sentire vive, felici?
Non è vedere il sorriso dipinto sul viso di chi assaggia una nostra creazione la soddisfazione più grande, che ripaga di tutte quelle ore di sonno perse dietro a impasti capricciosi, che pur di non darti la soddisfazione di crescere come si deve tentano fino all’ultimo minuto di farti rimpiangere il giorno in cui hai comprato lievito e farina?
Non è per un sorriso, in fondo, che noi amanti dei fornelli rischiamo ogni giorno ustioni e incidenti all’altezza di un film di James Bond? Almeno lui qualche giorno di tregua dopo le sue missioni ad alto rischio se lo concede, invece noi veterani della pasta frolla siamo sul campo un giorno dopo l’altro, imperterriti…
E proprio in questi giorni, mentre me ne sto ore china sul pavimento a studiare le ricette che hanno completamente invaso la mia piccola cucina, sento in fondo allo stomaco smuoversi qualcosa, l’embrione di un capriccio culinario fuori tempo massimo…oh no, mi è venuta voglia di zeppole!
Già, le zeppole; peccato che siano passati più di venti giorni dal caro San Giuseppe, e ormai dovrò contare i giorni che mi separano al prossimo 19 marzo. Scuoto la testa e mi rituffo in pile di fogli spiegazzati di ricette scritte a mano, ma una voce nella testa borbotta dal fondo; mi dice no… in fondo, anche se siamo in Quaresima, che male c’è nel cedere a una tentazione innocente?
Lancio un’occhiata alla dispensa, e so già come andrà a finire.

ZEPPOLE
Ingredienti:
500gr d’acqua a temperatura ambiente
90gr di margarina bio
3,5 gr di sale
275 gr di farina integrale macinata a pietra
6 uova, più o meno, rigorosamente provenienti da galline allevate all’aperto
1l di crema pasticcera, la vostra ricetta del cuore
1 confezione di amarene sciroppate (non lesinate sulle amarene, pretendete le migliori!)

Mettete sul fuoco una pentola con l’acqua, la margarina a pezzetti e il sale.
Attendete che il composto inizi a bollire, e solo quando nell’acqua non ci sarà più alcuna traccia della margarina gettatevi in un solo colpo la farina e iniziate a girare armate di una paletta di legno resistente (in questo frangente potreste chiedere a vostro marito di tenervi gentilmente la pentola con le sue forti braccia, o magari interpellare il vicino/amico/conoscente su cui avete messo gli occhi…tranquille, se gli prometterete una zeppola in cambio non vi dirà di no, garantito!). Continuate a mescolare fino a quando non sentirete la pasta sfrigolare e la vedrete staccarsi dai bordi della pentola; sarà pronta solo allora.
Accendete il forno a 220°.
Una volta pronta la pasta rovesciatela in una ciotola capiente, e continuate a mescolare fino a far raffreddare il composto; affondateci pure le dita, se vi baserete solo sulla temperatura esterna della ciotola la pasta vi tirerà un brutto scherzo!
Una volta raffreddata la pasta iniziate ad aggiungere le uova una a una, senza incorporare l’uovo successivo fino a quando il precedente non è stato completamente assorbito.
Purtroppo non è possibile sapere in anticipo quante uova assorbirà la pasta, perciò iniziate sgusciando la metà della dose che ho indicato e poi andate avati ad aggiungere uova fino a quando, una volta smesso di mescolare, non vedrete la pasta “sedersi”.
Ecco, quando la poveretta non ne potrà più delle vostre torture, avrete ottenuto il risultato sperato.
A questo punto prendete una sacca da pasticcere o sac à poche, ça va sans dire, e disegnate su un foglio di carta forno delle ciambelle servendovi di un beccuccio a stella.
Cuocete le zeppole in forno caldo per circa 40 minuti, ma mi raccomando, non aprite quella porta per nessuna ragione!
Dovete essere pazienti con le vostre zeppole, ma se proprio non resistete accendete la luce interna del forno e spiatele dallo sportello; vederle crescere a poco a poco vi terrà col fiato sospeso.
Trascorso il tempo di cottura prendete delicatamente una zeppola in una mano e controllate che sia leggera; deve essere di quella sofficità inconsistente dei bignè che mangiavate da bambine. Se però così non fosse e la pasta vi sembra ancora pesantuccia non disperate: le vostre piccole hanno solo bisogno di qualche minuto in più al calduccio per liberarsi definitivamente dell’umidità in eccesso.
Una volta sfornate, lasciatele raffreddare completamente; questo è un passaggio fondamentale, perché farcire della pasta bignè ancora calda potrebbe far inacidire prematuramente il ripieno di crema. Sprecare tanto lavoro per non aspettare qualche minuto in più sarebbe insensato, no?
Bene, una volta fredde prendete un’altra tasca da pasticcere, riempitela di crema e forate in tre punti la pasta, riempiendo poi il buchino rimasto in superficie. Decorate con una o più amarene sgocciolate, spolverate con un po’ di zucchero a velo e mettetevi comode.
Dopo tutta questa fatica vi meritate un bel caffè arabica 100%, quello per cui avete discusso proprio stamattina con vostro marito perché troppo caro anche se poi, quando lo sorseggia, va in estasi. Ecco, preparatevi proprio quello, e magari invitate anche lui in poltrona, che in due si sta meglio. Prendete le zeppole che avrete riposto in frigorifero e poi…be’, per il resto non credo che abbiate bisogno di me; la voglia matta quando arriva arriva!



P.S. E se anche decidessi di impastare un pandorino a Ferragosto, che male ci sarebbe?
Basterebbe servirlo in terrazza, in dadolata in una bella coppa di pesche alla crema affogate nel Porto da gustare in un dopocena con gli amici, e sarebbe subito estate!

4 commenti:

  1. E' sempre il momento giusto per cucinare ed offrire qualcosa di così sublime!:)
    Che dire, mentre leggevo il tuo post mi è venuto da ridere perchè mi pareva quasi di essere stata io a scriverlo...
    Mi è sempre piaciuto pasticciare in cucina, fin da quando ero veramente nanerottola, e mia madre, (che cucinava perchè doveva ma ne avrebbe fatto volentieri a meno) mi diceva sempre che quando avrei avuto tutta la cucina da pulire e i piatti da lavare eccetera eccetera sarebbe sparita tutta la magia che mi attirava verso i fornelli.
    Ora, a distanza di anni, frequentando l'università e abitando con le amiche è ovvio che mi tocchi spesso e volentieri di pulire tutto dopo aver cucinato.
    ...La magia non è ancora sparita;)

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  2. Ciao cara, che piacere leggere il tuo commento! In effetti la cucina è come la descrivi tu, una passione che ti si infila nelle vene sin dai primi vagiti e ti tiene per mano...anche con interi grattacieli di piatti da lavare!
    Un grande abbraccio, e buona cucina! :)

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  3. grazie per essere passata da me e come vedi eccomi qui a commentare un post intitolato come il mio blog! Anche a me quelle zeppole fanno venire una voglia matta di mangiarle, sono bellissime!hai un blog molto carino, complimenti!

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    1. Grazie! Sono felice di sapere che questo mio piccolo angolo culinario ti piaccia...quando poi ho visto che avevo intitolato il post come il tuo blog mi sono detta che non potevo esimermi dal fare una visita!

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